venerdì 20 novembre 2009

percorso della famiglia affidataria!!!!!

Il percorso (secondo la nuova Direttiva della regione Emilia Romagna) che la famiglia affidataria deve compiere per poter essere idonea all’accoglienza del bambino si articola in tre fasi:
•Prima Informazione
•Preparazione e Formazione
•Percorso di Conoscenza e Valutazione della Disponibilità

Prima Informazione:
I servizi sociali o i centri per le famiglie devono, in tempi brevi, assicurare alle persone interessate la possibilità di avere un primo incontro informativo; di norma è svolto da un assistente sociale, adeguatamente preparato, che provvederà ad inviare le persone interessate ai corsi di preparazione. È importante aggiungere che le azioni informative possono essere svolte anche dalle associazioni delle famiglie affidatarie presenti nel territorio. Esiste infatti tutta una rete di associazioni di volontariato che orbita attorno alla tematica dell’affido, collaborando con i servizi sociali soprattutto nell’opera di sensibilizzazione pubblica e sostenendo, grazie ai gruppi di mutuo-aiuto, le famiglie affidatarie in difficoltà.

Preparazione e Formazione:
La preparazione dei nuclei candidati all’affido viene realizzata mediante appositi corsi di preparazione. Questi, gestiti dai servizi e dalle associazioni delle famiglie affidatarie in integrazione, sono coordinati dall’Amministrazione Provinciale, che ha il compito di promuoverli e di monitorarne la programmazione.

Percorso di Conoscenza e Valutazione della Disponibilità:
Il percorso di conoscenza e valutazione della disponibilità ha lo scopo di valutare tutti quegli aspetti del nucleo familiare necessari a stabilirne l’idoneità come famiglia affidataria. (Composizione, storia, contesto socio-ambientale, caratteristiche personali di ogni componente, modalità di relazione interna al nucleo, competenze genitoriali, motivazione dell’interesse per l’affido e atteggiamento dei figli nei confronti di questa esperienza.
Il sentimento di solidarietà della famiglia affidataria verso la famiglia naturale e il rispetto del legame tra il bambino ed i propri genitori, influisce sul benessere psicologico del bambino e sulla sua autostima, che ne risulta rinforzata. Pertanto, affinché l’affido funzioni e sia una risorsa per il bambino in difficoltà,è importante che la famiglia affidataria comprenda e sia solidale rispetto al progetto di aiutare a recuperare, nella famiglia d'origine, le risorse e le capacità per poter riaccogliere il proprio bambino. Il bambino stesso sente l’esigenza di mantenere ed alimentare questo duplice legame di appartenenza. E’ pertanto estremamente importante che la famiglia sia realmente disponibile ad accogliere e prendersi cura per un tempo limitato di un bambino in difficoltà, con la consapevolezza della sofferenza suscitata dal necessario distacco, e a sostenere contemporaneamente la sua famiglia d’origine.

Il percorso di conoscenza e valutazione della disponibilità è realizzato dall’equipe centralizzata specialistica attraverso:
•Colloqui individuali e di coppia
•Una visita domiciliare
•Dichiarazione scritta di idoneità o meno all’affido, con specificazione della tipologia di accoglienza più adeguata per la famiglia affidataria in questione
•Iscrizione del nucleo nell’anagrafe provinciale.

http://affido.altervista.org/Percorso.html

3 commenti:

  1. Ma cosa succede se il bambino preso in affido si trova male con i "fratelli acquisiti"? Non si richia che si possa trovare ancora più a disagio rispetto a come starebbe nella famiglia originale?

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  2. bè...viò ti risp io...penso che se due genitori decidono di prendere in affido un bambino, non siano solo loro consenzienti, ma anche i figli naturali!...dev'essere una decisione di tutta la famiglia affidataria!

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  3. verissimo!!!.....quando due genitori decidono di prendere un bambino in affido e hanno già altri figli sono obbligati a chiedere il loro parere!!!se per caso i figli naturali non vogliono allora i genitori non lo fanno!!!!

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